12- Hitler e la sua relazione con farmaci e droghe
Breve Storia del Warfarin🎙️, Come l'Italia ha sconfitto la malaria📽️e la storia di Hitler con le droghe e i farmaci🖋️
📜La frase
“La coltura pura è la base di tutta la ricerca sulle malattie infettive”
L’aforisma che abbiamo scelto per questa settimana, con lo scopo di far parlare direttamente chi ha contribuito in maniera significativamente alla Medicina e alla società che abbiamo oggi. Non esiste modo migliore di far rivivere il pensiero di un personaggio, che non far riverberare e riecheggiare le sue parole.
🎙️Il podcast
La scoperta del Warfarin da una strage di mucche e quando passò da una essere un veleno per ratti a farmaco innovativo sul comodino del presidente degli Stati Uniti
🖋️L’ articolo
Hitler e la sua relazione con farmaci e droghe
di Andrea Longhi
Il regime di Hitler cercò di plasmare ogni aspetto della vita dei cittadini. E per farlo non si affidò solo ai film di Leni Riefenstahl o alla musica di Wagner.
Ricorse anche a metodi più immediati o, più correttamente, lasciò che i tedeschi li utilizzassero.Sotto al Terzo Reich si registrò un aumento di amfetamine ma la domanda di stupefacenti conobbe, in quegli anni, alterne fortune.
A ben vedere la diffusione delle droghe di consumo iniziò ben prima della seconda guerra mondiale e riguardò entrambe le rive dell’Atlantico, prima e durante il conflitto.
Quando le scoperte in ambito molecolare si combinarono allo sviluppo dell’industria farmacologica, il passo per la diffusione di questi farmaci fu breve.
La morfina, isolata da Serturner già nel 1806, divenne reperibile nelle farmacie di tutto il mondo, la cocaina si trovava nella CocaCola per stabilizzare l’umore e nel 1897 venne la volta dell’eroina; individuata da Hoffmann, fu impiegata per l’indisposizione e somministrata ai neonati per favorirne il sonno.
La Germania fu il luogo ideale per sviluppare farmaci e lo restò anche in tempo di guerra e nonostante la sconfitta del 1918. La farmacologia, infatti, non richiedeva ingenti investimenti come l’industria bellica perché la vera materia prima era l’eccellente preparazione scientifica dei suoi uomini in ambito chimico.
Aziende come Merck e Bayer, oggi colossi farmaceutici, fecero affari d’oro in quel periodo in cui vi era la necessità di risollevare gli animi dopo la disfatta. Non riuscendo più ad attingere a stimolanti naturali quali caffè, tè o vaniglia come potevano Francia e Gran Bretagna con le loro colonie, la Germania si trasformò ben presto in un gigantesco laboratorio europeo.
Negli anni Venti i tedeschi detenevano il 40% di produzione mondiale di morfina e l’azienda Merck si specializzò nella raffinazione di cocaina. Il porto di Amburgo era il punto nevralgico di smercio della sostanza grezza proveniente dal Sudamerica che veniva poi lavorata nella fabbrica di Darmstadt risultando in un prodotto apprezzato globalmente con tanto di contraffazione cinese delle sue etichette.
Se lo spirito degli europei, e dei tedeschi in particolare, si giovò di tanta chimica,questa collettiva fuga dalla realtà portò anche molta dissolutezza. E per un uomo descritto dai suoi amici di partito come “genio e corpo” che “non fuma, non beve, mangia solo quasi verdura, non tocca donna” fu gioco facile contrapporre a quel delirio un modello morale, incorruttibile e infaticabile che era incarnato dall’ideale nazista.
Questo paradigma era rappresentato da Hitler in persona. Astemio, avverso alla droga, sano nella mente e nel corpo.In realtà, però, il cancelliere non amava che la sua salute fosse oggetto di troppa attenzione e fu anche per questo che intraprese contatti, tramite il suo fotografo di fiducia, con un certo dottor Morell, esperto di malattie veneree ma, soprattutto,uomo di grande riserbo.
Dopo il loro primo incontro del 1936 Theo Morell si occupò della salute del leader sino alla fine. Seguì indirettamente anche l’alleato italiano in quanto gli effetti che i suoi preparati sortivano su Mussolini gli venivano rendicontati dal Dottor Zachariae, plenipotenziario del Reich in Italia che li somministrava al Duce aggiornando Morell in un particolare epistolario analitico riferendosi ai loro illustri assistiti come paziente A (Adolf) e paziente D (Duce).
Dalle annotazioni stilate da Morell emerge che Hitler ricevette in quegli anni al potere un gran numero di farmaci alcuni dei quali preparati direttamente dal suo medico e tutti volti a soddisfare specifiche esigenze del dittatore.Per i problemi intestinali Hitler poteva ricorrere a diversi medicinali, alcuni naturali quali il Glyconorm, sorta di integratore contenente vitamine ed enzimi di lievito, c’erano poi capsule contenenti organismi viventi di E. coli per modificare la flora intestinale. E poi ancora l’Eukodol, un formulato di ossicodone, simile alla morfina, efficace per il dolore benché in grado di dare dipendenza.
Ma il Fuhrer richiedeva un ausilio farmacologico anche per i suoi rari momenti di piacevolezza. Il padre del volk tedesco non poteva certo deludere sotto le coperte e per la gioia di Eva Braun o di qualche amante precedente si faceva somministrare OrchiKrin e Prostacrinum , estratti dalla prostata di bue contenenti testosterone e che, se funzionarono, furono senza dubbio ad effetto placebo.
Non sapremo mai se Hitler, col proseguo della guerra, potesse rendersi conto di quali farmaci gli venivano somministrati. E chissà se fosse conscio del fatto di avere ricevuto medicinali destinati ai tanto odiati americani. Dalla sua cartella clinica balza all’occhio un fatto curioso avvenuto nel luglio del 1944 subito dopo l’attentato subìto alla Tana del lupo. Se c’è un aspetto sul quale i tedeschi non brillarono fu il trattamento delle infezioni. Si fermarono ai sulfamidici creati dalla IG Farben che sviluppavano resistenza e reazioni potenzialmente tossiche.
Quando il gruppo di studio di Hoechst tentò di colmare il gap con quello americano di Peoria nella produzione di penicillina era ormai troppo tardi. Nelle ore seguenti all’esplosione che ferì il Fuhrer Morell, conscio del rischio infettivo dovuto alle schegge, gli somministrò una polvere misteriosa. Si trattava di penicillina ottenuta da fiale sequestrate a soldati statunitensi di qualità indubbiamente superiore visto che il medico ne fece una scorta per uso esclusivo del cancelliere. La relazione specifica che si creò tra Morell e il suo assistito insospettì molti e quando il Professore Schenk, ispettore nutrizionista delle SS, riuscì a far analizzare i preparati multivitaminici somministrati al Fuhrer sobbalzò dalla sedia leggendone i risultati. Informò anche Himmler che, per tutta risposta, gli intimò di distruggere tutto.
Le barrette multivitaminiche ricoperte di cioccolato del Dottor Morell contenevano caffeina e Pervitin in quantità terrificanti. Si trattava della metilanfetamina tedesca, formulata dal direttore della casa Temmler, Hauschild, nel 1937 dopo che alle Olimpiadi dell’anno prima i tedeschi puntarono gli occhi sulla benzedrina americana che, a detta loro, favorì le prestazioni degli statunitensi. Si decisero a superare l’America e ci riuscirono, trovando una molecola che, grazie ad ingenti campagne pubblicitarie, si diffuse in ogni ceto sociale, dalle casalinghe ai soldati al fronte della Wehrmacht e che coincise con una fase di grande successo del Reich.
Le dosi terrificanti di cui scrisse Schenk avevano reso Hitler dipendente dalle anfetamine e un medico che lo visitò dopo l’attentato del ’44 lo descrisse come un vecchio dalla pelle avvizzita, labile emotivamente, amore o odio e flusso di pensiero ininterrotto. È la fotografia di una nazione. Il volk e il suo fuhrer erano divenuti una cosa sola e, dopo l’ascesa,si preparavano ad una disillusa e disastrosa caduta.
Fonti:
The Treatment of a Dictator Owen WadeView all authors and affiliations Volume 11, Issue 2
https://doi.org/10.1177/096777200301100216
https://www.linkiesta.it/2024/02/la-muffa-che-ha-cambiato-il-mondo/
Tossici. L’arma segreta del Reich. La droga nella Germania nazista di Norman Ohler (Autore) Paolo Mieli (Curatore) Chicca Galli (Traduttore) Rizzoli, 2016
📽️Il video
Come l’italia ha sconfitto la malaria
Una storia fatta di grandi figure medico scientifiche, di lotta nel far prevalere le proprie idee e di contrasti, di nobel mancati e di pregiudizi e falsi miti che ancora oggi si affermano nelle nostre convinzioni. Oggi insomma parliamo di Malaria, forse la prima grande sfida sanitaria, insieme alla tubercolosi, che il nostro paese si trovò a dover superare, per poter coltivare i sogni di poter diventare una grande potenza economica come altri paesi europei vicini, per mostrare le capacità scientifiche e tecniche del neonato regno e per tutelare la salute dei propri cittadini. Insomma questa battaglia la nostra Italia la vinse o la perse? Sopriamolo insieme!