Indice📖
Uno, nessuno, 100 000?👤
Nella botte piccola il vino buono🍷
La Gomma del Duce 🍭
Un endocrinologo ante litteram dimenticato🏛️
1. Uno, nessuno, 100 000? 👤
pensieri&riflessioni, di Federico Allegri
Se c’era una domanda che tendevo a pormi molto insistentemente qualche anno fa, probabilmente provocata dalla mia insicurezza, era: “Qual è il modo giusto di fare il medico? E se esiste, saprò capirlo in tempo?” All’epoca ero uno studentello già indietro con il CdL e poco è cambiato da allora. Studentello rimango e anzi sto “scontando” la pena universitaria fatta da qualche esame arretrato, come un qualsiasi fuoricorso, con la testa china sui libri, con la fame di voler riprendersi quel tempo e così le insicurezze, sempre presenti, che rimangono.
Rimane quella domanda, a cui credo che una risposta giusta non ci sia. Quando lungo il mio percorso ho incontrato il mondo della Storia della Medicina, ho capito che non ne esiste un modo solo e che i grandi del passato, medici e chirurghi, ci insegnano che anche nella propria diversità dell’essere, si può comunque fare la differenza. Si incrociano così Storie, ma anche personalità, totalmente differenti. Così, come non esiste una linearità nella Storia, è altrettanto vero che non esiste una linearità nel considerare le diverse personalità.
Così troviamo medici come Esquirol o Osler estremamente riflessivi, altri dalla grande capacità reattività ed acume, pronti all’azione, come Florence Nightingale, altri ancora quasi timidi e riservati nel loro modo di porsi come Duchenne de Boulogne o Crawford Long: no, non c’è un modo giusto (basta che sia ovviamente basato sulle evidenze scientifiche).
Credo che la differenza l’abbia fatta il contesto giusto nel quale abbiano saputo esprimersi che potesse esaltare il loro modo di essere, conoscendo prima di tutto se stessi
2. Nella botte piccola il vino buono🍷
Nascita della percussione toracica, di Federico Allegri
Le arti hanno sempre giocato un importante peso nella medicina e nel suo sviluppo, del resto non fino a poco tempo fa lei stessa veniva chiamata “Ars”. Di arte visiva e medicina, ne abbiamo parlato a più riprese, sicuramente nel podcast troverete storie interessanti a riguardo. Parliamo invece della correlazione tra medicina e musica, parlando di una Storia, o meglio di un orecchio.
Tutto parte da una locanda di una piccola cittadina austriaca, Graz, siamo nel 700’. La locanda si chiama “Zum Romischen Kaiser” (“dall’imperatore romano”) è una delle più grandi del paese ed è gestita dal signor Auenbrugger. E’ qui che nasce Leopold, nel 1722, primogenito del locandiere, che sarà destinato a diventare un grande della medicina. Se c’era una cosa che Leopold mostrava sin dall’infanzia, era la sua passione per la musica, esaltata da uno straordinario orecchio acustico assoluto e una capacità di produrre musica fuori dal comune. Questo sesto senso musicale e lo sgattaiolare da una parte all’altra della locanda, tra i tavoli dei clienti, tra un ubriacone e un cameriere, tra una bisca e una botte di vino, sono state l’essenza dell’infanzia di Leopold. Proprio sfruttando quest’orecchio sopraffino, suo padre, da buon pragmatico locandiere, insegnò a Leopold a capire quanto le botti della locanda fossero piene di vino: in base al rumore del rimbalzo si capiva se la botte era piena o vuota.
Non molto tempo dopo però le strade di Leopold e della locanda si divisero: era convinto di dedicarsi alla medicina e si trasferì a Vienna, sia per studiare all’università, sfruttando i risparmi del padre, sia per coltivare la sua passione musicale. Era la Vienna di Mozart e di Salieri, la Vienna della grande musica, la culla occidentale delle note all’epoca, senza se e senza ma. Il primo incarico post laurea fu proprio là: dovette accontentarsi di un ospedale che era dedicato ai residenti stranieri nella città, in particolare Italiani e olandesi, un ospedale spesso affollato e di poca fama. Fu proprio in quel contesto, rimembrando l’orecchio appoggiato alle botti di vino e quel battere delle dita, che capì che poteva considerare i polmoni, come delle piccole botti di vino. Se un polmone, di base vuoto, avesse accumulato essudato, liquidi avrebbe cambiato il proprio suono, come una botte di vino che da vuota va via via riempendosi. Nacque così la percussione in medicina: ogni organo aveva un proprio suono fisiologico che, in determinate condizioni cambiavano tono. Così come un cantante lirico con la laringite perde il proprio tono di voce, così un fegato, normalmente caratterizzato da un suono ottuso al rimbalzare delle dita, quando si ammala cambia la sua tonalità e diventa timpanico. La esperienza per quasi mezzo secolo in realtà rimase oscura, ripresa solo dal medico di Napoleone, Corvisart.
Troverete un video dedicato proprio a questa Storia su YouTube sul nostro canale. Spesso mi piace mettere nei video degli “Easter Egg”: usare musiche o immagini o richiami che danno ancora più significato o dicono di più della storia in questione. In quella di oggi a più riprese uso musiche di Mozart e all’inizio del video menziono una sua citazione: apparentemente sembra essere solo un richiamo causale, un gancio per fare partire la Storia. In realtà non è così: la carriera di Auenbrugger oltre in medicina, fu estremamente fiorente, grazie alla sua passione e al suo orecchio anche nella musica. Si racconta che Leopold riceveva settimanalmente amici musicisti per creare musica a Vienna, tra mezzogiorno e le due del pomeriggio. Tra i più stretti amici musicisti di Auenbrugger c’era sicuramente il nemico giurato di Mozart, Antonio Salieri. Salieri era l’insegnante della figlia di Leopold e in nome della loro amicizia fece scrivere ad Auenbrugger il libretto della sua opera dedicata all’imperatore Giuseppe II
Fonti e approfondimenti:
Singapore Med J 2004 Vol 45(3) : 104
https://doi.org/10.31952/amha.16.1.6
https://pdfs.semanticscholar.org/f047/bd4cc652b21f9ded0036c170754263c9078c.pdf
3. La Gomma del Duce 🍭
La sifilide di Mussolini, di Marta Gallassi
E, ancora una volta, ci troviamo a disquisire sulla salute dei potenti, dove non sempre quello che viene narrato al popolo è la realtà dei fatti perché c’è un mito da mantenere, un’ immaginepubblica da non far traballare.
Nel 1925, Mussolini si fece sottoporre dal suo medico curante, il Dott, Aldo Castellani, ad un esame sierologico, il Test di Wassermann, per mettere fine ai “pettegolezzi” sulla causa dei suoidisturbi, la sifilide. Il test venne eseguito due volte, in sedi diversi, in Inghilterra e risultò negativo.Il paziente venne descritto come pallido e tirato, con accanto a sé una bacinella ripiena di sangue,e che facesse una fatica estrema a stare seduto anziché in sdraiato. Alla luce tutto ciò, il suomedico fece diagnosi di “ulcera duodenale”.
Negli anni ’40, il Duce ricominciò ad essere tormentato da dolori lancinanti a livello addominale eHitler decise di mandare a consulto un medico di sua fiducia, il Dott. Georg Zacharie, che concordò con la diagnosi del 1925, di ulcera duodenale, fatta dal collega Castellani. Zacharie scrisse che,dopo aver preso visione di della scopie eseguite a Berlino, il paziente avesse una grossa ulcera a livello duodenale, causante anche una parziale ostruzione del flusso biliare. Prescrisse una dieta “speciale” , di sua invenzione, e pare che il quadro clinico regredì. Ma, in sede autoptica, non vennere trovate tracce di pregressa ulcera gastroduodenale.
Comunque, quando il medico tedesco visitò il paziente negli anni ’40, lo visitò anche per la sifilide e lo sottopose ad un esame obiettivo neurologico, escludendo una sifilide attiva, prescrivendo, però, una serie di cure, tra cui una a base di iodio per proteggere cuore e vasi da un’ infezione sifilitica! Ergo, nonostante tutte le dichiarazioni fatte, Zachariae sospettò da sempre una neurosifilide e ne cercò i segni, Avrebbe mai reso noto eventuali esiti positivi? Non lo sapremo mai.
Ma da quale reperto clinico nasce questa idea di Mussolini malato di sifilide? Da una non specificata “piaga” nella tibia destra su cui, dopo il ferimento del caporale Mussolini durante un addestramento nella zona del Carso, nel febbraio 1917, il dott. Piccagnoni dovette reintervenire il 28 marzo 1917. Il dott. Piccagnoni fu il capitano medico che, in più interventi, estrasse tutte le numerose schegge sul corpo del giovane caporale, in un ospedale da campo. Piccagnoni accompagnò personalmente il convalescente all’ ospedale della Croce Rossa a Milano, un paio di mesi dopo l’accaduto, nonostante il malato fosse sulla via di guarigione e non fosse la prassi che un ufficiale medico di alto grado accompagnasse un soldato durante il trasporto.
Il capitano “consegnò” sia il paziente, sia la sua documentazione clinica all’ amico del ferito, il Dott. Binda, ortopedico presso l’ ospedale di Milano. E il paziente ebbe un anno di convalescenza, con decorso dal agosto del 1917, nonostante un’ottima riprese, che, allo scadere, venne riprorogato di altri sei mesi: come la storia ci insegna, non tornerà più al fronte.
Ma torniamo alla suddetta “ piaga”, termine mai usato prima nella documentazione clinica: essa è compatibile con la gomma siflitica, tipico reperto clinico in corso di sifilide terziaria; sono lesioni non dolenti, di aspetto nodulare o ulcerativo, che si ritrovano più frequentemente a livello di cute, scheletro, cavo orale, fegato, prime vie aeree e stomaco; la forma di cui soffriva il celebre paziente è definibile “ tabe dorsale” e può anche causare danni a livello del sistema nervoso.
Da aggiungere che già nel 1917, il Dott, Binda aveva fatto eseguire il Test di Wasserman per la sifilide, risultato negativo, ma il test ha validità solo insieme alla clinica, mai da solo; il problema è che, per le idee morali dell’ epoca, ogni clinico interpretava il risultato del test, sia esso positivo o negativo, sulla base della sua etica morale.
Già nella cartelle cliniche della degenza presso l’ospedale di Milano, il Dott. Binda scrive in una riga“ ferite multiple E lesioni nervose”, per poi, poche righe sotto, scrivere “ ferite multiple CON lesioni nervose”, in modo da far ascrivere le lesioni nervose alle ferite e non renderle due fatti indipendenti, seppur occorrenti nello stesso periodo di tempo.
Il problema è che, questa frase, non si ritrova nella copia della cartella clinica. In più, l’ amico medico si inventò anche una ferita, inesistente, e mai trovata in sede autoptica, scrivendo che il muscolo tibiale fosse stato distrutto dalle famose schegge. In più, il dottor Binda, inizialmente, non prescrisse una convalescenza di un anno ma di soli 60 giorni, per poi correggere ad un anno, solo nella copia della cartella, consegnata alla visita di rassegna, prassi per la valutazione di un ritorno al fronte. Egli lasciò l’ originale con la scritta di 60 giorni.
Una storia torbida, dove una mano lava l’altra, fatta di mezze verità, che, però, sono riuscite nel loro intento: non screditare l’ immagini del vigoroso DUX, esempio di forza e rigore morale italico. Come sarebbe potuta cambiare la storia del “ secolo breve” se fosse uscita di pubblico dominio la notizia che il Duce fosse malato di siflide, simbolo di promiscuità di lascivia morale? Ognuno può divertirsi a dire la sua ipotesi, tanto non lo sapremo mai, perché il tempo va solo avanti e non torna indietro mai. La Storia è già stata scritta ma abbiamo il dovere di guardarla con occhio critico, soprattutto le grandi personalità che, spesso, decidono quale immagine affidare di loro stessi ai posteri.
Fonti:
Paul O’ Brien “ Benito Mussolini and the Great War: a social, political, military and cultural
investigation into the origin of Fascism”
4. Un endocrinologo ante litteram dimenticato 🏛️
Alla scoperta di Areteo di Cappadocia, di Andrea Simonelli
Passando per i musei di storia della medicina (mai vista la nostra rubrica?) o ascoltando i “rimedi della nonna”; spesso e volentieri non si può far altro che sorridere verso idee fantasiose e rimedialtrettanto azzardati contro malattie che oramai conosciamo benissimo. È pur vero che ai tempi in cui vigeva il categorico “ipse dixit”; la medicina per quanto fantasiosa non era per nulla lontana dalla realtà e ci sono stati medici che con la fantasia hanno descritto in maniera sorprendente le grandi sfide della medicina del XX secolo. Areteo di Cappadocia fu uno di questi.
Successivo al ben più famoso Galeno, ma forse con le idee più innovative in assoluto tanto che le più comuni malattie endocrinologiche hanno proprio i nomi inventati da lui. Il dabete ad esempio è stato descritto diagnosticato e nominato per la prima volta in maniera rigorosa proprio da Areteo. διαβήτης (diabetes) questa è la parola che in greco può essere tradotta con “tubatura” o “sifone”.
Al contrario di Galeno che lo aveva anche lui descritto Areteo aveva capito la pericolosità, e all’epoca, letalità della condizione. Galeno infatti descriveva questa condizione come una condizione non pericolosa al pari dell’appetito vorace.
Areteo al contrario avendo avuto , probabilmente, modo di osservare e studiare più casi nel tempo aveva osservato la letalità così come la rarità del diabete. Non solo, ma aveva osservato il consumarsi dei pazienti in cui lui aveva formulato l’ipotesi che assieme alla tanta urina venisse espulsa anche la carne che quindi consumava il paziente.
Ovviamente oltre alla descrizione del diabete vi era anche una descrizione della terapia che consisteva principalmente nell’alimentazione descrivendo come un’alimentazione particolarmente zuccherata (acqua aromatizzata,miele e succhi) facesse passare i sintomi. Interessante come consigliasse ai pazienti di bere vino in quanto facesse particolarmente bene al suo temperamento.
Areteo scrisse di moltissime altre patologie in maniera sorprendentemente accurata creando untrattato che potrebbe far concorrenza ai trattati di patologia medica settecenteschi sintomi e cure delle malattie acute e croniche, ci fu solo un problema: fino al 1552 non esisteva traduzione
latina del trattato e a causa del fatto che si smise di leggere il greco (“grecum est non legitur”scritte in greco che non si sanno leggere-scrivevano gli ammanuensi) Areteo scomparve per tutta l’epoca medioevale lasciando invece ampio spazio a Galeno.
In conclusione Areteo sebbene dimenticato dalla storia è stato senza ombra di dubbio uno dei più grandi medici di tutti i tempi.